Il Green Pass globale è una misura fortemente consigliata dai vertici europei, in nome di un controllo capillare delle crisi sanitarie. L’Italia però non ci sta.
Il periodo della pandemia da Covid-19 è ricordato, da chiunque, come un periodo assai angosciante. Quel momento in cui la paura del contatto interpersonale serpeggiava, mentre i Governi di tutto il mondo affrontavano con inerme impreparazione un’emergenza di dimensioni globali. Una prima luce di speranza, si iniziò a intravedere con l’arrivo dei primi vaccini che, nonostante le tante discussioni a riguardo, rappresentarono il primo passo fuori dalla pandemia.
Consequenzialmente ai vaccini e alla riluttanza di una buona parte della popolazione a sottoporvisi, nacquero delle misure per riuscire a gestire agilmente la situazione: nasce il Green Pass, una certificazione del fatto di aver ricevuto le dosi di vaccino necessarie, così da poter tornare alle attività di tutti i giorni con più leggerezza, evitando che i contagi continuassero a salire nonostante gli assembramenti, che era sempre più difficile impedire specialmente d’estate.
Negli scorsi giorni, ha fatto tanto discutere la nuova misura prevista dai vertici europei in materia di sanità, che prevede l’istituzione di un Green Pass globale. A spiegare bene di cosa si tratta, è stato Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Oms per l’Europa, che ha definito il Green Pass globale come “una sorta di fascicolo sanitario elettronico, come quello fornito dalle autorità sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo”.
L’istituzione del Green Pass globale è stata voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ne incoraggia l’introduzione nei vari stati sovrani del Mondo. L’Italia però, è uno degli Stati più reticenti all’adozione di questa materia e, proprio a riguardo, Kluge ha dichiarato:”Vorrei incoraggiare tutti i Paesi a riflettere attentamente su come gestirebbero la prossima crisi sanitaria”. Un invito alla prudenza dunque, quello di Kluge, in vista di possibili catastrofi sanitarie future.
Queste dichiarazioni sono state rilasciate in occasione della visita di Kluge a Venezia per i festeggiamenti del ventennale dell’istituzione dell’OMS, alla presenza di istituzioni italiane e internazionali e di leader di settori chiave, dall’economia alla salute e allo sviluppo sostenibile. Il tema della conferenza è stato proprio quello sulla costruzione delle società del domani, basate su inclusività e parità di diritti, tra cui il più importante, quello alla salute, senza lasciare nessuno indietro.
Al centro del dibattito, il tema della condivisione delle informazioni tra gli Stati, fattore che si è rivelato molto utile in tempo di pandemia dato che si è giunti, in maniera più celere, a delle soluzioni. Per implementare questo aspetto, Kluge ha dichiarato:”l’Oms Europa lancerà alla fine di questo mese una Rete paneuropea per il controllo delle malattie”.
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